Lavoro Straordinario e Diritto al Risarcimento per la Violazione del Periodo di Riposo:

Introduzione
Il diritto al risarcimento del danno derivante dalla mancata fruizione dei periodi di riposo, sia giornaliero che settimanale, è un tema di crescente importanza nel mondo del lavoro. La Corte di Cassazione ha ripetutamente sottolineato l’importanza della fruizione di tali periodi per la tutela della salute e della sicurezza del lavoratore, ma, in determinati settori, come quello dei trasporti, anche per la tutela dei terzi.
Le più recenti sentenze chiariscono i principi applicabili in questo contesto, riconoscendo la possibilità di ottenere un risarcimento per l’eccesso di lavoro straordinario che compromette il diritto al riposo.

1. Il Diritto al Riposo e la Protezione della Salute
del Lavoratore
(sentenza n. 18390 del 2024 della Corte di Cassazione)

La tutela della salute e della sicurezza del lavoratore è un principio cardine nel diritto del lavoro, sancito dall’art. 36 Cost., che garantisce il diritto a una retribuzione adeguata, ma anche il diritto al riposo giornaliero e settimanale.
La violazione di questi diritti è considerata un inadempimento contrattuale da parte del datore di lavoro, il quale può essere tenuto a risarcire il lavoratore per i danni subiti.

Nella sentenza n. 18390 del 2024, la Corte di Cassazione ha chiarito che la mancata concessione del riposo giornaliero (11 ore consecutive) e settimanale (24 ore consecutive) costituisce una violazione del diritto del lavoratore alla tutela psico-fisica.

In questo caso, una società di trasporti è stata condannata a risarcire un lavoratore per non aver rispettato tali diritti per un periodo di cinque anni, dal 2003 al 2008.

Questa sentenza richiama non solo l’art. 36 Cost., ma anche la normativa europea in materia di orario di lavoro, in particolare la Direttiva 2003/88/CE, che stabilisce i requisiti minimi per la protezione della sicurezza e della salute dei lavoratori. La direttiva impone che i lavoratori debbano avere un periodo minimo di riposo giornaliero di 11 ore consecutive e un periodo di riposo settimanale di almeno 24 ore.

2. La Nozione di Danno Risarcibile ed il danno da
usura lavorativa
(Sentenza n. 21934 del 2023 della Corte di Cassazione)

Il danno derivante dalla violazione del diritto al riposo può essere sia patrimoniale che non patrimoniale. La giurisprudenza ha chiarito che il danno non patrimoniale in questi casi deve essere presunto, poiché deriva dalla lesione di un diritto costituzionalmente garantito dall’art. 36 Cost., la cui violazione provoca da sé un danno da usura lavorativa.
Si tratta di un danno diverso da quello alla salute.
Pertanto, non è necessario che il lavoratore dimostri specificamente il danno subito; la violazione del diritto al riposo è di per sé fonte di risarcimento.
Se poi vi fosse anche un danno alla salute, da dimostrare con certificazione medica, questo si aggiungerebbe al danno da usura lavorativa.

Nella Sentenza n. 21934 del 2023, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio in un caso riguardante un autista di ambulanza, sottolineando che il superamento dei limiti dei turni di lavoro può dar luogo a un risarcimento se compromette significativamente la vita privata del lavoratore e il suo diritto al riposo. In questo caso, l’art. 36 Cost. e la Direttiva 2003/88/CE sono stati i riferimenti normativi principali, insieme all’art. 2087 c.c., che impone al datore di lavoro di adottare le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e morale dei lavoratori.

3. La Compensazione del Riposo Non Fruito (Sentenza n. 29344 del 2023 della Corte di Cassazione)

Un aspetto di notevole importanza è la possibilità di compensare il riposo non fruito in un momento successivo. Cioè di recuperare le ore di riposo previste dalla legge in altri giorni della settimana lavorativa.
Tale compensazione deve però avvenire entro termini ragionevoli, per consentire prontamente al lavoratore di recuperare dopo lo sforzo dei giorni precedenti. Quindi, anche se il datore di lavoro concedesse la compensazione del riposo non fruito a distanza di troppo tempo, ciò non farebbe venir meno l’usura lavorativa e quindi il lavoratore avrebbe comunque diritto al risarcimento del danno. Questo principio è stato confermato nella Sentenza n. 29344 del 2023, in cui la Corte ha esaminato il caso di una guardia giurata che non aveva potuto godere dei periodi di riposo giornaliero previsti dal contratto collettivo.
Il caso ha coinvolto l’applicazione dell’art. 72 del CCNL del 2004 e del 2013 per gli Istituti di Vigilanza Privata, che stabilisce che le ore mancanti al raggiungimento del limite minimo di riposo giornaliero (11 ore) devono essere recuperate entro i trenta giorni successivi. La Corte ha chiarito che tale recupero deve avvenire mediante un prolungamento dei periodi di riposo nei giorni successivi, e non attraverso la concessione di permessi retribuiti, come richiesto dal lavoratore. Questo approccio rispetta i principi stabiliti dalla Direttiva 2003/88/CE, la quale permette la deroga al riposo giornaliero minimo a condizione che sia concesso un riposo compensativo.

4. Applicabilità in Settori Diversi

Sebbene le sentenze analizzate riguardino settori specifici come il trasporto pubblico, il servizio di vigilanza ed i servizi di emergenza sanitaria, i principi enunciati sono applicabili a tutti i settori lavorativi. Ogni volta che il datore di lavoro impone turni che non rispettano i limiti di riposo previsti dalla legge o dai contratti collettivi, il lavoratore ha diritto a chiedere il risarcimento del danno subito. Questo è particolarmente rilevante nei settori dove il lavoro straordinario è frequente e necessario, come la sanità, la logistica e la sicurezza.

Conclusioni

Le sentenze esaminate confermano l’importanza di garantire il rispetto dei periodi di riposo per tutelare la salute dei lavoratori. In caso di violazione di tali diritti, il lavoratore ha diritto a un risarcimento del danno non patrimoniale. Questi principi, pur affermati in contesti specifici, hanno una portata generale e possono essere invocati in qualsiasi settore lavorativo.

E’ quindi fondamentale che le aziende valutino il rispetto di questi parametri, così come – per i lavoratori – è opportuno non rinunciare al proprio diritto al riposo.

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